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Settembre 2020
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Grovigli di affetti in adolescenza30/3/2020 L’adolescenza può caratterizzarsi come un periodo tumultuoso, proprio perché avvengono imponenti trasformazioni che coinvolgono molteplici aspetti: biologici, cognitivi, ma anche sociali e familiari. Attraverso questo lungo processo l’adolescente progressivamente apprende e diventa consapevole di sé stesso, delle proprie caratteristiche specifiche, così come dei propri limiti. All’interno di questo processo di definizione di sé stesso l’adolescente si trova anche alle prese con, quelli che Eugenia Pelanda definisce come “grovigli di affetti” che possono comportare dolore psichico poiché minacciano il suo senso di benessere e di sicurezza e che possono essere difficili da distinguere l’uno dall’altro. Uno tra questi è la vergogna, che generalmente è collegata al concetto del “nascondersi” e richiama l’essere visti, scoperti rispetto a qualcosa di sé che viene ritenuto come debole, difettoso o sporco. Si tratta dunque di sentimenti che hanno radice nel sentire sé stessi come non adeguati o incapaci di utilizzare al meglio le proprie competenze. Per esempio, la vergogna di un adolescente che viene preso in giro dai compagni per i suoi risultati scolastici. L’altro sentimento che può presentarsi è la mortificazione cioè l’insieme dei sentimenti che nascono dal sentirsi privi di competenze e di conseguenza si attiva una delusione derivante dal non essere riusciti a raggiungere quelle competenze supposte dall’adolescente stesso o attribuite da altri. Si tratta di un sentimento che affonda le sue radici nel rapporto tra il bambino e il genitore, nel momento in cui viene mortificato quando le sue competenze non sono adeguate. Ciò però, può essere “vivificante” e fonte di crescita, se la delusione viene manifestata affettuosamente stimolandolo al raggiungimento di tali competenze. In ultimo, posso essere presenti sentimenti di inferiorità che esprimono lo “scarto tra la rappresentazione del sé reale e la rappresentazione ideale di sé” (ibidem, pp. 59). Se queste due rappresentazioni non si discostano molto l’una dall’altra, questo può portare a crescita e cambiamento. Quando però sono molto distanti allora l’individuo potrebbe non sentirsi amato poiché solo la sua rappresentazione ideale lo è. Questi affetti, sono considerati come fisiologici in adolescenza entro certi confini e hanno una notevole influenza nella regolazione del rapporto con gli altri, ma anche nello sviluppare con piacere nuovi apprendimenti. Se il ragazzo trova adulti in grado di attribuire a questi affetti il corretto senso e valore allora questi possono essere gestiti e superati senza eccessiva sofferenza. Dott.ssa Sara Pontecorvo Bibliografia
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In questo articolo si cercherà di descrivere l’utilità che può avere l’immaginario Anime/Manga per l’adolescente. L’adolescenza è un periodo fortemente trasformativo dal punto di vista corporeo e psichico. Queste trasformazioni avvengono in modo lento e discontinuo comportando una nuova organizzazione dell’immagine di sé e del proprio ruolo nella famiglia e nella società. L’adolescenza porta infatti con sé una serie di “compiti evolutivi” tra i quali appunto, la separazione dai genitori e l’individuazione di sé (cioè il raggiungere una certa consapevolezza di sé, dei propri desideri, bisogni e del proprio posto nel mondo). Non sempre questo processo è indolore. L’adolescente si trova ad affrontare prove di crescita, difficoltà, costantemente deve cercare nuove soluzioni e cerca di adattarsi, per come gli è possibile, a tutti questi tumultuosi cambiamenti. Ed è proprio in questa specifica fase evolutiva che i Manga diventano una potente attrattiva per l’adolescente, proprio perché può riconoscersi nei personaggi che si stanno confrontando con i suoi stessi compiti evolutivi. Nei Manga, cioè i tipici fumetti giapponesi, sono rappresentate storie di personaggi che sono quotidianamente alle prese con una serie di problemi da risolvere, che vivono i tormenti e le delusioni tipiche dell’adolescente, le trasformazioni corporee, la scuola, ma in cui sono presenti anche creature fantastiche, aspetti soprannaturali, senza escludere la presenza di erotismo, tutti aspetti che interessano al giovane adolescente. Anche negli Anime, cioè la versione animata – quindi quello che in Italia viene definito “cartone animato” – vi sono sempre dei personaggi alle prese con la crescita e il difficile cambiamento che essa comporta. Si pensi per esempio a “Naruto”, giovane adolescente del villaggio della foglia con il sogno di diventare Hokage, ovvero il capo saggio e anziano del villaggio, ma che si trova solo al mondo e che viene deriso e messo da parte dagli altri abitanti perché dentro di lui vi è un demone, il demone della volpe a nove code. Un personaggio che non smette mai di lottare nonostante le avversità e che dovrà entrare dentro sé stesso, conoscere il suo demone, riuscire a diventarne suo amico per rinascere e per avere pieno possesso di tutta la sua forza. Nell’ultimo periodo inoltre gli Anime e i Manga che attraggono il pubblico giovanile spesso si tingono di tetro, hanno come protagonisti personaggi oscuri, killer, persone senza emozioni, senza memoria, ma al tempo stesso fragili, un po’ come a mostrare il ritratto dell’adolescente di oggi descritto da alcuni psicoanalisti (per esempio, “fragile e spavaldo” di Gustavo Pietropolli Charmet). Quindi l’immaginario Anime/Manga è un buon modo per l’adolescente per riconoscersi ed entrare a contatto con le parti più profonde di sè – le sue emozioni, le aspirazioni, gli aspetti di sé riconosciuti e aspetti di sé rinnegati – attraverso una storia che può durare anche molti anni e con cui si crea un forte legame emotivo. Dott.ssa Sara Pontecorvo Bibliografia
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