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Settembre 2020
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La tristezza al tempo del Covid-196/4/2020 Cari lettori, eccomi di nuovo qui ad affrontare un altro aspetto emotivo di questo periodo storico in cui ci troviamo. Non è un caso se ho scelto di trattare adesso la tristezza. La tristezza è un’emozione che a volte arriva in un secondo tempo, che può restare nascosta, mascherata. È indubbiamente faticosa da gestire perché al contrario della rabbia e della paura che possono anche attivarci fisicamente e mentalmente, la tristezza sembra privarci delle nostre energie lasciando a volte un senso di vuoto o un senso di pieno nella nostra mente e nel nostro corpo. La tristezza in questo periodo ci mette a confronto con un senso di impotenza e di perdita. Dalle nostre abitazioni dobbiamo assistere a quello che succede fuori. Non sembrano esserci punti saldi a cui aggrapparsi, non possiamo vedere amici e familiari se non filtrati da uno schermo, non possiamo dedicarci alle nostre attività fuori da casa, ci sentiamo limitati nelle nostre vite. Il futuro appare incerto. In alcuni momenti arriva lo sconforto: “ma quando finirà?”. I pensieri ci riportano al passato a quello che avevamo che sembra già un tempo lontano quasi sconosciuto.
La tristezza quindi ci mette a contatto con qualcosa che abbiamo perduto per permetterci di elaborare questa perdita, anche se temporanea. È più che giusto allora in questo periodo avere dei momenti di sconforto, di pianto, di tensione emotiva, stiamo affrontando una situazione mai vissuta prima. La tristezza ci porta anche a contatto con le parti più profonde di noi, con i nostri sentimenti, ci costringe a fermarci e a riflettere e questo può essere costruttivo in un secondo tempo perché ci orienta verso ciò che vogliamo, verso ciò che è vero. Vi è mai capitato di sentirvi meglio dopo un bel pianto? Come se qualcosa di opprimente se ne fosse andato via e avesse lasciato spazio a un senso di liberazione. Quando la tristezza invece diventa disperazione il rischio è che ci paralizzi e tutta la creatività che c’è dentro di noi resti bloccata, a volte addirittura la tristezza può restare repressa, non si riesce a sfogarla e questo non ci fa sentire liberi. Come affrontare la tristezza in questo periodo?
Sperando di essere stata utile, alla prossima! Dott.ssa Sara Pontecorvo – psicologa.
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La rabbia al tempo del Covid-1930/3/2020 Cari lettori, come ben vi sarete accorti in questo difficilissimo periodo, non stiamo vivendo soltanto emozioni di paura, ma anche di rabbia.
La rabbia la possiamo leggere tra le righe sui Social Network, negli scambi tra persone, oppure a livelli più eclatanti la sentiamo sulle notizie di giornali o telegiornali, espressa attraverso vere e proprie esplosioni di violenza (si pensi a quanto è accaduto nelle carceri italiane o nella provincia dell’Hubei) o ancora la rabbia può essere diretta verso un terzo, un estraneo, lo Stato, il vicino di casa ecc. La rabbia può anche derivare da situazioni oggettive, le perdite, le limitazioni imposte. Ma perché succede questo? La rabbia, come la paura, è un’emozione legata all’istinto di sopravvivenza e quindi sentirsi arrabbiati fa parte anche del nostro bagaglio innato per gestire questa nuova situazione minacciosa. Quando ci si trova di fronte ad un pericolo una delle reazioni istintive può essere “l’attacco”. Dunque noi ora ci troviamo in effetti di fronte a un potenziale nemico, che però è invisibile e ci costringe a direzionare la nostra rabbia verso fonti conosciute. Chiaramente la rabbia non è un’emozione solamente negativa, avete mai fatto caso quando alcune volte, spinti dalla rabbia avete trovato una carica di energia che vi ha spinto poi a fare qualcosa che prima non riuscivate a fare? Non può essere invece considerata costruttiva quando viene espressa sotto forma di insulti o violenze, questo chiaramente è un attacco “a vuoto” e genera solo altra rabbia che non può esaurirsi, ma anzi si autoalimenta. Come possiamo fare dunque per gestire la nostra rabbia quando prende il sopravvento? 1. DIREZIONARE LE NOSTRE ENERGIE VERSO ATTIVITA’ CHE CI PIACCIONO Tutti noi abbiamo degli interessi che possiamo coltivare in questo periodo, spostare il focus sulle cose che ci piace fare aiuta a incanalare le nostre energie verso qualcosa di costruttivo e, al tempo stesso, ci aiuta a mitigare emozioni disturbanti. Può essere cucinare, dipingere, leggere, ascoltare musica, chiacchierare con un amico, curare le piante, ecc. Qualsiasi attività che ci fa stare bene 2. DIREZIONARE LA NOSTRA MENTE SU ALTRE STRADE Ognuno di noi ha un canale sensoriale privilegiato (uditivo, visivo, tattile ecc.). Allora individuando il vostro potreste usarlo e dedicare qualche minuto della giornata soltanto per voi stessi, meglio al mattino prima di iniziare o alla sera prima di addormentarsi, per dare un avvio e una chiusura positiva alla nostra quarantena. O Comunque al bisogno, quando le emozioni negative prendono il sopravvento. Per chi è più sul canale visivo: si possono utilizzare immagini già definite, fotografie oppure si può provare a immaginare qualcosa che ci fa star bene, ricordi belli. Per chi è più orientato al canale uditivo: ascoltare della musica oppure provare a farla suonare dentro di noi. Per chi è orientato sul canale tattile: Toccare degli oggetti che sono legati a momenti piacevoli o tenere in mano e osservare qualcosa che ci rimanda sensazioni positive. Non dimenticatevi di associare il tutto alla respirazione! Potete trovare alcuni esercizi proprio nella pagina Facebook dello studio in cui collaboro: OsteopaticaMente https://www.facebook.com/OsteopaticaMenteSesto. 3. PRENDERSI IL TEMPO PER RIFLETTERE La rabbia è istintiva, non è associata alla riflessività, perché appunto, come già detto, richiede immediatezza di riflessi, di pensiero. Dunque il pensiero associato alla rabbia è impulsivo e spesso ci può portare a giudizi affrettati o a compiere azioni irrazionali. Per questo, potrebbe essere utile, quando pervasi da pensieri rabbiosi o sentimenti di rabbia prendersi del tempo per riflettere. Per esempio, si potrebbe provare cercare a immaginarsi nei panni dell’oggetto della nostra rabbia e pensare al perché ha fatto così o sta facendo così pulendo il campo da ogni giudizio. Sperando di esservi stata utile, resto a disposizione per chi ne avesse bisogno. Prossimamente: “la tristezza ai tempi del Covid-19”. Sara Pontecorvo- Psicologa
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La paura al tempo del COVID-1930/3/2020 In questo periodo legato all’arrivo nel nostro paese del Covid-19, stiamo sperimentando una situazione mai vissuta prima. Cambiamenti drastici nelle nostre abitudini, permanenze nelle nostre abitazioni, paura per i nostri cari e per noi, paura per il presente e per il futuro, per il lavoro, per l’economia, sofferenza per chi non c’è più e per chi sta lavorando sul fronte. Questo indubbiamente può minare le nostre sicurezze, ci tiene in tensione, ma più di tutto ci spaventa perché siamo di fronte a un nemico invisibile di cui ancora non conosciamo tutti gli aspetti.
La paura dunque è l’emozione su cui mi vorrei soffermare, proprio perché penso stia toccando ognuno di noi in modi diversi. Abbiamo visto come più volte nel corso di queste settimane ci sono stati dei comportamenti collettivi dettati proprio dalla paura. Questo sembra si stia ripresentando anche negli altri paesi, che stanno iniziando a vivere ora quello che da noi è avvenuto circa tre settimane fa. Tutto questo fa pensare che la presenza di questo nemico invisibile possa attivare delle angosce individuali e collettive che portano a compiere delle decisioni dettate proprio dalla paura, che si trasforma in panico. La paura di per sé non è un sentimento negativo perché ci consente di prevenire i pericoli, ma se diventa sproporzionata rispetto ai rischi oggettivi derivanti dal pericolo, allora può diventare panico e portarci a compiere delle decisioni impulsive, non razionali. Come si può fare per cercare di non farsi sopraffare dalla paura (e dallo sconforto) in questo periodo? 1. La via di mezzo è sempre la strada corretta. È molto proficuo cercare un equilibrio tra l’idea che “niente sarà più come prima” e l’idea che “non sta succedendo niente”. Un comportamento utile, in tal senso, potrebbe essere quello di prendere le proprie informazioni utilizzando sempre delle fonti affidabili, dati scientifici appoggiati da numeri statistici che aiutano a costruirsi un’idea più precisa di quello che sta succedendo. A volte in rete circolano articoli e video che trasmettono molta angoscia e che spesso si rivelano anche non veritieri. Questo non fa altro che aumentare i pensieri negativi e non ci permette di valutare la situazione realisticamente. Valutare anche di ascoltare o leggere le notizie qualche volta al giorno, senza restarvi immersi continuamente. 2. Vivere giorno per giorno. Il cambiamento c’è, ed essendo così forte, necessita di più tempo per essere elaborato. Le nostre routine, i nostri impegni ci danno equilibrio e sicurezza, ma adesso, senza di essi ci possiamo trovare spaesati, indifesi e sommersi da preoccupazioni e paura. Credo che sia utile allora cercare di darsi il tempo necessario per accettare questo cambiamento temporaneo nelle nostre vite e lentamente riorganizzarsi. Per fare questo possono aiutarci anche dei piccoli gesti quotidiani, delle piccole routine (come preparare delle pietanze per i nostri familiari, ritagliarsi un momento per fare qualcosa che ci piace, prenderci cura del nostro corpo ecc.) che ci fanno sentire attivi e ci danno delle sicurezze. 3. Attingiamo alle nostre risorse. Ognuno di noi ha delle risorse dentro di sé che possono attivarsi anche nei momenti più difficili come questi, nonostante la paura, il panico, lo sconforto, questo è bene ricordarlo sempre. Si può approfittare del tempo in più a disposizione per fare magari qualcosa che avevamo lasciato in sospeso o che ci sarebbe piaciuto fare da tempo. Sperando di essere stata utile, resto a disposizione per ogni eventuale dubbio o paura. Dott.ssa Sara Pontecorvo. |