AutoreSara Pontecorvo Archivi
Settembre 2020
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Solitamente tutte le coppie, al di là che abbiano deciso di avere un figlio, affrontano dei continui aggiustamenti e delle riorganizzazioni dovute ai cambiamenti che si trovano ad affrontare durante la vita. Queste riorganizzazioni hanno lo scopo di mantenere la stabilità della coppia, ma anche la sua identità, ogni coppia infatti possiede un’identità propria data dall’incontro tra due individui. Cosa succede dunque nella coppia quando nasce un figlio? La coppia deve affrontare in un certo senso un “crisi” che però ha uno scopo evolutivo, è fisiologica e che impone appunto una riorganizzazione identitaria delle coppia e dei singoli partner. Questo significa che la coppia può presentare dei momenti difficili proprio in questo periodo, ma che questi non comportano per forza una rottura o una patologia. Impatto positivo avrà la flessibilità della coppia rispetto al cambiamento e all’inserimento di un terzo. I momenti difficili che la coppia può affrontare possono essere dovuti a una serie di aspetti: 1. Diventare genitori comporta modifiche nella propria identità: “Adesso sono una mamma”, “sono diventato papà”. Frasi che i genitori ripetono spesso con orgoglio, ma a volte anche con una certe diffidenza proprio per la novità e le difficoltà che il nuovo ruolo di genitore comporta. Quando nasce un figlio, nascono infatti anche due genitori. Questo non può che comportare delle modifiche nella nostra identità che deve includere anche “l’essere genitore” e tutto ciò che questo comporta nel bene o nel male. Va da sé che queste modifiche identitarie a volte possono farci sentire spaesati, insicuri e fragili. 2. Diventare genitori comporta il riattivarsi delle rappresentazioni interne dei nostri genitori (cioè come i nostri genitori si sono presi cura di noi). E’ possibile che i forti bisogni di cura e di dipendenza del neonato “riattivino” in ogni membro della coppia le rappresentazioni interne dei propri genitori in cui la persona si riconosce e quindi cerca di ripetere oppure non riconoscersi e dunque prenderne le distanze. La genitorialità può anche comportare un’opportunità per riprendere in mano situazioni problematiche della propria infanzia che possono essere rielaborate grazie al fatto di essere diventati genitori. 3. Diventare genitori comporta l’ingresso nella coppia di un “terzo”. L’ingresso di una terza persona può riattivare vissuti di esclusione, ma ci possono essere anche profondi coinvolgimenti che possono alternarsi nei vari momenti. Il passaggio dall’essere in due all’essere in tre può essere anche visto positivamente qualora i membri della coppia lo considerino come un rafforzamento e una dimostrazione del loro legame e come una conferma delle proprie capacità. 4. Diventare genitori comporta una riorganizzazione delle proprie abitudini La gravidanza, il parto, il post-parto e i primi mesi di vita del bambino mettono a confronto con un senso di perdita temporanea delle proprie abitudini e dei propri ritmi quotidiani che devono essere riadattati (sonno, alimentazione ecc.). Spesso la coppia deve affrontare anche un cambiamento nella sessualità dovuta naturalmente sia ai cambiamenti fisici e ormonali che il parto e il post-parto comporta sia anche a trovare dei momenti specifici per la coppia che è assorbita dalla cura del nuovo nato. Come affrontare dunque questo delicato periodo? È importante costruire gradualmente dei ritmi comuni che consentano a tutti un graduale riadattamento. Cercate dunque di essere flessibili l’uno verso l’altra e con il neonato. Venitevi incontro e supportatevi. Utilizzate le risorse che arrivano dall’ambiente per quanto possibile (nonni, zii, amici ecc.), che possono essere non solo un supporto concreto, ma anche un aiuto per sé stessi. Qui sotto troverete il video che ho girato per il Gruppo Supermamme di Sesto San Giovanni in collaborazione con OsteopaticaMente Sperando di essere stata utile, alla prossima! Dott.ssa Sara Pontecorvo
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Figli e utilizzo dei videogiochi6/5/2020 Pro e contro del loro utilizzoBuongiorno cari lettori, Oggi parleremo dell’utilizzo dei videogiochi. Spesso noi genitori ci chiediamo se e quanto far utilizzare i videogiochi ai nostri figli. I nostri figli sono definiti “nativi digitali”, ciò significa che essendo nati nell’era in cui la tecnologia fa parte delle nostre vite, dobbiamo tenere conto che questo influisce sul loro sviluppo e sul modo in cui li educhiamo che sarà indubbiamente differente rispetto alle generazioni precedenti. Oggi più che mai i bambini iniziano a usufruire presto delle tecnologie e soprattutto dei videogiochi. A volte è difficile riuscire a capire quali videogiochi far loro utilizzare e per quanto tempo, così come si può essere dubbiosi rispetto all’utilità che i videogiochi hanno per la crescita, senza tener conto che indubbiamente spesso contengono elementi aggressivi e violenti che ci spaventano e che ci fanno pensare che potrebbero influenzare e indirizzare negativamente i comportamenti dei nostri figli. Negli ultimi anni inoltre stanno spopolando giochi come Fortnite che richiedono un’interazione e un collegamento online con altre persone e che spesso tengono ancorati i nostri figli per ore sullo schermo del computer o delle consolle. Come possiamo dunque trovare un giusto equilibrio rispetto ai videogiochi? In primo luogo dovete sapere che esistono moltissimi videogiochi e non tutti sono violenti e che i videogiochi più aggressivi sono di solito vietati ai minori di 14 anni, ma sappiamo anche che spesso i nostri figli li utilizzano lo stesso, allora il mio suggerimento è, lasciarsi coinvolgere nel gioco, per poter osservare direttamente e eventualmente mediare rispetto ai contenuti. Sempre rispetto all’aggressività vi sono stati diversi studi che sostengono in effetti che contenuti aggressivi possono aumentare l’aggressività in certi soggetti, ma non in tutti, perché esistono dei fattori protettivi, tra i quali un utilizzo equilibrato e, mi sento di aggiungere, la mediazione dei genitori. I fattori che possono avvicinare molto all’utilizzo di videogiochi aggressivi possono essere appunto un temperamento maggiormente alla ricerca di sensazioni (sensation seeker) o un temperamento maggiormente aggressivo. Vi sono però dei fattori positivi nell’utilizzo dei videogiochi. Alcuni studi hanno dimostrato che l’utilizzo dei videogiochi può favorire alcuni aspetti del funzionamento cognitivo tra i quali quelli legati all’attenzione visiva, ma anche alle abilità visuo-spaziali. Un secondo suggerimento che vorrei darvi riguarda il tempo di utilizzo. Come ogni cosa, l’abuso o l’uso eccessivo non è salutare, dunque dobbiamo provare a regolarlo accordandoci con i nostri figli, soprattutto se sono adolescenti. Credo sia importante lasciare che abbiano uno spazio durante il giorno, dopo aver fatto i compiti, definito temporalmente, in cui poter giocare, magari anche insieme a voi perché no. Soprattutto in adolescenza, i videogiochi rivestono un’importanza notevole anche per il loro aspetto sociale, infatti i ragazzi si trovano in collegamento tra di loro. Questo apparentemente può sembrare uno svantaggio, ma nell’epoca in cui ci troviamo alcuni aspetti sono stati spostati nel virtuale e dobbiamo accettare che è così per tutti, non solo per i nostri figli. Per i ragazzini che soffrono di ritiro sociale, che per motivi di fragilità personale non riescono ad affrontare la realtà quotidiana, è stato ampiamente dimostrato che l’utilizzo del virtuale gli ha consentito di far sopravvivere parti di sé e quindi utilizzare la rete come un laboratorio identitario, utilizzano questo altro mondo che per loro diventa un modo per assolvere a dei compiti evolutivi. Quindi genitori, state vicino ai vostri figli, cercate di conoscere il loro mondo anche attraverso i videogiochi e aiutateli a regolarsi e a riflettere quando lo ritenete opportuno. A presto. Dott.ssa Sara Pontecorvo Qui potrete trovare il video che ho girato per il gruppo SuperMamme di Sesto San Giovanni su questo argomento:
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LA CONVIVENZA IN FAMIGLIA7/4/2020 Qualche spunto per una convivenza attiva e propositiva!sotto Cari lettori, oggi vorrei parlarvi di CONVIVENZA IN FAMIGLIA. Sappiamo tutti benissimo quanto possa essere meraviglioso, ma altrettanto faticoso riuscire a convivere tutti insieme. Quando si hanno bimbi piccoli, ma non solo, ci si dedica completamente a loro, i compiti, il gioco, si prepara da mangiare, ci sono i vestiti da lavare, la casa da pulire, da sistemare… e non dimentichiamo in tutto questo il lavoro, che indubbiamente occupa un’altra grossa fetta delle nostre vite e a volte ci impegna anche la mente. Siamo davvero multitasking, ma abbiamo bisogno di una tregua ogni tanto! Spesso capita di sentirsi frustrati per numerosi motivi e la nostra casa dovrebbe essere il luogo dove trovare la serenità, invece ci ritroviamo a dover gestire anche quella e ciò può creare tensione e portare a conflitti tra i membri della famiglia. Oggi ancora di più, con la situazione storica in cui ci stiamo trovando forse sentiamo la necessità di trovare un modo per convivere in maniera attiva e propositiva tutti insieme. Per questo vi propongo tre piccoli spunti di cui mi piacerebbe avere un feedback: 1. TROVARE UNO SPAZIO PER SE’ A volte le case non ci consentono di trovare uno spazio per noi, una stanza dove stare, soprattutto se abbiamo dei bimbi piccoli. Però credo che sia importante che ogni membro della famiglia (mamme, papà, figli adolescenti) si ritagli, nel corso della giornata, anche solo 10–15 minuti per fare qualcosa per sé. Questo ancora di più per la situazione che stiamo vivendo oggi. Al di fuori della situazione attuale potrebbe essere anche uno spazio dove prendersi cura di sé, fare qualcosa che ci piace (fare sport, uscire con gli amici, dedicarsi a un hobby e così via). Se si hanno figli adolescenti sarebbe invece proficuo, se non hanno una loro camera, cercare di accordarsi con loro e lasciargli uno spazio della casa per un’ora al giorno dove si possano sentire liberi di fare ciò che più gradiscono. 2. SUDDIVIDERE I COMPITI E VENIRSI INCONTRO Le persone, ma soprattutto le mamme spesso hanno la tendenza a sovraccaricarsi, sentono di doversi occupare di tutto e questo a volte è davvero frustrante. Come fare dunque? Chiedere aiuto, suddividersi i compiti. Chi butta la pattumiera? Chi cambia il pannolino? Chi lava i piatti? Chi prepara da mangiare? Può essere che si decida per una volta a testa, può essere che ognuno abbia la sua “area di competenza”, l’importante è che sia di comune accordo e che non ci si senta troppo sovraccaricati. Può essere che capitino dei momenti in cui è tutto troppo e che uno dei due non riesca a mantenere gli accordi, in quel caso venirsi incontro. Quando si hanno bimbi piccoli possono essere coinvolti sulla base dell’età in differenti compiti e mansioni domestiche. Potrebbe essere divertente e costruttivo coinvolgerli. 3. TROVARE UNO SPAZIO PER LA RELAZIONE CON IL PARTNER E’ importante che i genitori trovino degli spazi di intimità tutti per sé. Quando i bambini sono molto piccoli può essere più complesso farlo perché il bambino ha molte necessità e la mamma è ancora provata dall’esperienza del parto. Non sempre intimità significa sessualità, può voler dire anche un momento passato insieme, dedicato solo alla coppia. Questo non solo crea benefici sulla coppia, ma se mamma e papà stanno bene insieme e sono uniti anche il bambino lo percepisce e ne beneficia attivamente. Consapevole che ovviamente le situazioni di convivenza sono molto più complesse di questo, mi auguro di essere stata d’aiuto. Quali sono le vostre fatiche quotidiane? Come siete riusciti a creare una convivenza serena? Ho aperto da poco anche un canale youtube dove parlo di questo e presto posterò anche altri video. Se volete potete iscrivervi al mio canale che trovate a questo link: https://www.youtube.com/channel/UCWDt-93S5Kb-NgFxQqobDQw?view_as=subscriber Qui sotto troverete il video che ho girato per il gruppo Supermamme di Sesto San Giovanni in collaborazione con lo studio multidisciplinare OsteopaticaMente in cui tratto questo argomento. Se avete bisogno di sapere altro potete scrivermi al mio indirizzo di posta: [email protected] A presto! Dott.ssa Sara Pontecorvo |