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Settembre 2020
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Rubrica sui meccanismi di difesa10/5/2020 Cari lettori,
ho pensato di proporvi una rubrica che vi consentirà di conoscere alcuni aspetti del funzionamento della nostra mente che sono presenti in modi diversi in ognuno di noi. Vorrei parlarvi di alcuni meccanismi che in ambito psicologico e clinico prendono il nome di "difese", "meccanismi di difesa", "difese psichiche" e sono molto importanti perché spesso regolano il modo in cui gestiamo il dolore, le angosce, noi stessi e le relazioni. Oggi vi spiegherò in cosa consistono e prossimamente vi descriverò alcuni dei meccanismi più importanti. COSA SONO I MECCANISMI DI DIFESA E A COSA SERVONO? Con il termine meccanismo di difesa si fa riferimento a un’operazione mentale che avviene al di fuori della consapevolezza. La sua funzione è quella di proteggere l’individuo dal provare eccessiva angoscia, che si manifesterebbe nel momento in cui diviene consapevole di pensieri, impulsi o desideri inaccettabili. Una funzione addizionale sembra essere la protezione del sé, dell’autostima e, in casi estremi, dell’integrazione del sé, come nel caso delle psicosi (Cramer, 1998). Secondo Vaillant (2000) le difese sono estremamente importanti nel ridurre l’ansia derivante da una dissonanza cognitiva così come le sono nel minimizzare l’ansia che scaturisce dal conflitto tra coscienza e impulsi. Nancy McWilliams (1994/1999) però sostiene che “difesa” sia un termine infelice. Possiamo definirla tale quando opera per difendere il Sé da una minaccia, in questo caso, l’uso della difesa implica l’evitamento di sentimenti angosciosi e/o minacciosi e il mantenimento dell’autostima. Ma le difese hanno anche delle funzioni positive, sono infatti degli adattamenti sani e creativi che durano per tutta l’esistenza. COME FACCIAMO A CAPIRE SE CI DIFENDIAMO IN MODO SANO OPPURE NO? In primo luogo è importante sapere che ognuno di noi privilegia l’uso di particolari difese che poi diventa il nostro modo di affrontare i problemi. Il ricorso a una particolare difesa o "costellazione di difese" deriva, secondo McWilliams dall’interazione di quattro fattori: - la natura dei disagi subiti nella prima infanzia, - il temperamento, - le difese presentate dai genitori - le conseguenze sperimentate dall’uso di specifiche difese. Come facciamo dunque a capire quando ci difendiamo in modo non sano? Partiamo dal presupposto che difendersi fa parte della normalità, se non ci difendessimo, ne andrebbe della nostra sopravvivenza. Quando un individuo è dotato di un "buon funzionamento difensivo", vengono utilizzati in modo non massiccio molteplici meccanismi di difesa differenziati tra loro anche nel grado di maturità (esistono infatti meccanismi di difesa più maturi e più primitivi, a breve spiegherò la differenza). Ciò non significa che non vengano utilizzati meccanismi di difesa primitivi, ma che il loro utilizzo non è così rilevante da impattare sulla vita della persona. Può capitare anche che sottoposti a forti stress o traumi la mente per proteggersi dal dolore, utilizzi tali meccanismi senza però compromettere il nostro funzionamento e il nostro modo di pensare o di approcciarci agli altri. Quando una persona utilizza invece massicciamente una o più difese oppure utilizza moltissime difese più primitive allora ciò sicuramente implicherà un funzionamento meno sano con alta probabilità che queste difese siano accompagnate da sintomi psicopatologici o da veri e propri disturbi di personalità (si veda paragrafo "Difese e patologie"). Tipologie di difese McWilliams distingue tra difese primarie e secondarie. - Difese primarie: sono considerate di “ordine inferiore”, sono “immature” e “primitive” e riguardano il confine tra il Sé e il mondo esterno. Il loro funzionamento avviene in modo globale e indifferenziato fondendo l’affettività, la cognizione e il comportamento, tra queste troviamo il diniego, la proiezione, la scissione, l’identificazione proiettiva ecc. - Difese secondarie (o di “ordine superiore”) sono più evolute e riguardano i confini interni (per esempio, tra l’Io, il Super-Io e l’Es). A questo livello vengono operate modificazioni del sentimento, del pensiero, del comportamento o di una combinazione tra questi, qui troviamo la rimozione, l’isolamento, lo spostamento, la formazione reattiva, la sublimazione ecc. Difese e patologie Spesso le principali categorie diagnostiche utilizzate dai terapeuti per definire i tipi di personalità fanno riferimento all’azione continuativa nella persona di una specifica difesa o costellazione di difese. Ecco alcuni esempi: Un’organizzazione di personalità che ruota attorno alla proiezione viene definita paranoide, mentre una costellazione di difese tipica delle personalità ossessive e compulsive è costituita da isolamento, annullamento, formazione reattiva e spostamento. La personalità narcisistica è caratterizzata dall'uso massiccio di svalutazione, idealizzazione e onnipotenza mentre la personalità borderline ricorre spesso all'utilizzo della scissione, identificazione proiettiva, acting out e proiezione. Spero vi sia piaciuto, per ogni dubbio scrivetemi pure alla mia mail [email protected] A presto! Dott.ssa Sara Pontecorvo Psicologa Bibliografia - Cramer, P. (1998). Defensiveness and defense mechanisms. Journal of Personality, 66 (6), 879-894. - McWilliams, N. (1994). Psychoanalytic Diagnosis: Understanding Personality Structure in the Clinical Process. New York, London: The Guilford Press. (tr. it. La Diagnosi Psicoanalitica., Roma: Astrolabio Editore, 1999). - Vaillant, G. E. (2000). Adaptive Mental Mechanisms. Their Role in a Positive Psychology. American Psychologist, 55 (1), 89-98.
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